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Abroad: rock dal mondo

I gin tonic e il rock distruttore di Canali. Report del concerto al Chromazone

di Alfredo "Alph" Capuano (clicca qui per la fotogallery)

E' bello ritrovarsi, a volte, in luoghi lontani dai sentieri battuti regolarmente, a chilometri dai grossi centri, ma che hanno la forza propositiva di riuscire a portare musica e aggregazione in un contesto che, molto spesso, non brilla di tante iniziative del genere. Ad Atripalda, in provincia di Avellino, seminascosto da un enorme casermone di una nota ditta di trasporto merci, c'è il Chromazone. Ed il Chromazone, senza troppa pubblicità, senza alzare la voce, è riuscito a mettere su una programmazione di tutto rispetto, nomi noti e meno noti del panorama musicale, ma di qualità. E la scorsa settimana è toccato a Giorgio Canali e Rossofuoco. Per quanto, come è normale che sia, la scaletta non vari così tanto tra data e data, ogni volta che i ragazzi salgono sul palco, si è sicuri che la loro esibizione sarà unica, diversa da tutte le altre, un unicum senza termini di paragoni. Sarà il loro atteggiamento da “gruppo emergente da 30 anni” (parole loro!), sarà la loro evidente voglia di offrire uno show senza se e senza ma, sarà il fatto che nonostante le centinaia e centinaia di date fatte lungo tutta la penisola, continuino imperterriti a prendersi in giro vicendevolmente. Sarà che durante i concerti di Canali e Rossofuoco, il palco è mero significante, non barriera né ostacolo ma semplice materia che crolla già dopo il primo riff.

 

Si inizia al volo con Soluzione Strategica #6, dall'ultimo album intitolato Rojo, proseguendo con una vecchia gloria: Mostri sotto al letto. “Ci vuole pochissimo per rendermi felice”, esclama Giorgio, maglietta nera del Subcomandante Marcos e Gibson glitterata, “Gin Tonic!”. Il cocktail (rigorosamente con poca tonic, molto gin e senza limone) arriva in fretta, giusto in tempo per Ci sarà, cantata a gran voce dallo sparuto ma affezionato pubblico presente in sala. Un attimo di relativa tranquillità con Tutti gli uomini e Treno di mezzanotte per poi invertire decisamente tendenza con Alé Alé, da Tutti contro tutti dell'anno di grazia 2007. Canali ed i ragazzi sono come un treno in corsa, il loro sound è ogni volta più definito, picchiano duro anche grazie al fondamentale apporto di Luca Martelli alla batteria che sortirebbe il suo effetto anche qualora questa non fosse amplificata dall'impianto. E' una battaglia quella a cui si assiste, una battaglia senza mezzi termini, è suono e battito, è una deflagrazione. “Non accendete gli accendini”, chiede Giorgio, “è una roba che fate ai concerti di Baglioni, non qui. Chi accende l'accendino è un repubblichino!” e si riparte con la sognante Lezioni di poesia, continuando con Nuvole senza Messico, La solita tempesta, 100.000 (dal meraviglioso Che fine ha fatto Lazlotòz) fino alla rabbiosa Lettera del compagno Lazlo al colonnello Valerio che è possibile trovare (o meglio “era possibile” visto che le copie sono terminate già da un po' di tempo) solo all'interno di Fatevi fottere ancora un po', cd allegato alla biografia edita Italica Edizioni ed intitolata, appunto, Fatevi fottere.

 

Si prosegue con Morire di noja, dopo aver canticchiato ironicamente tra i denti “E' una questione di terza età, è una questione di terza età, è una questione di terza età” (sulla melodia di Io sto bene dei CCCP) e con l'eccezionale Carmagnola #3 fino a Rossocome. Bypassando la classica manfrina dell'uscita e del rientro sul palco, da sempre osteggiata dalla band, il concerto si conclude più che bene, in un climax ascendente costruito sull'incedere di Controvento, Precipito e No Pasaran per esplodere nel romantico spannung di 1,2,3,1000 Vietnam.

 

Come al solito, dunque, il quartetto composto da Giorgio Canali, Marco “Testa di fuoco” Greco, Nanni Fanelli e Luca Martelli ha regalato più di un'ora di esibizione di altissimo livello, violenta, dura e distruttrice ma, al contempo, evocativa, compatta e profonda. Come le son du canon, d'altronde.

 

A. Alfredo 'Alph' Capuano

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