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E i Lombroso non suonano più. Report del Caserta Rock Festival

Gentlemen's Agreement

Live report del day II del Caserta Rock Festival, in programma lo scorso 9 settembre all'Old River Park di Castelmorrone.

di Luisa Ferrara

Il Caserta Rock Fest vince con The Gentlemen’s Agreement, Perturbazione e 24 Grana. La cornice dell’Oldriver Park di Castel Morrone, immersa tra gli alberi e luci soffuse, ha regalato ai paganti 10 euro di biglietto, ore e ore di musica fino a tarda notte.

La serata comincia con tre band che hanno vinto il Caserta Rock City, contest per le band campane emergenti: Lost in Noise, Sixth Minor e Cleanhands. Man mano la gente affluisce ed è presto il momento dei Broken Cords, baresi in trasferta con il loro rock-pop alternativo. Poco dopo solcano il palco i Maleizappa, che con il loro stile ironico-improvvisatore e a tratti blueseggiante, fanno divertire la folla. Ricordano un po’ Elio e le storie tese, soprattutto per la “scena “ che fanno sul palco. A seguire, i Low-Fi, che induriscono un po’ l’atmosfera. Il loro indie rock é potente, ma regalano al pubblico solo pochi pezzi per rispettare la scaletta.

Finalmente è il momento dei The Gentlemen’s Agreement, che la folla acclama con fervore, come sempre energici e spettacolari. Suonano, oserei dire anche “interpretano”, pezzi del loro ultimo album “Carcarà” con grande fedeltà tecnica senza rinunciare a valore aggiunto che solo la dimensione live può donare a un genere così particolare che viaggia tra il samba e lo swing. A questo punto avrebbero dovuto suonare i Lombroso, ma purtroppo all’ingresso del festival abbiamo trovato un avviso con scritto che “I Lombroso non suonano più”.

Perturbazione

E così che, dopo un po’ d’attesa, arrivano sul palco direttamente i piemontesi Perturbazione. Abbiamo avuto modo di sentirli quest’estate a Scisciano per il FarciSentire Festival, ma non ci dispiace ascoltare nuovamente questa band che fa un genere rock-pop con un tocco quasi elegante, e che con le sue parole e le sue storie riesce a farci fare un tuffo nei ricordi di gioventù. Immaginando, tra “Battiti al minuto” e “Del nostro tempo rubato” fino alla sempre toccante “Agosto” e al brivido che dona.

Ormai è notte, e si sente il fresco scendere, tra le luci degli stand e qualche birra, resta solo l’ultima attesa seduti sulle panche di legno prima dell’ultima band. Ancora una volta a Caserta (ormai chi non li conosce), arrivano sul palco i 24 Grana, quelli di “Lu Cardillo” e “Stai Mai Ccà”. La band napoletana che canta in napoletano, forse la più acclamata dopo gli storici 99 Posse, sa scaldare la platea con i brani dell’ultimo EP “La stessa Barca” oltre a proporre molti dei suoi classici come “La costanza” o “Perso into ‘o cavero”.

Sulle note di “Accireme” tutti cantano con entusiasmo, e sulle parole “siente a me, senz ‘e tè se posso sulo affunnà” mi viene da pensare alla musica, alla sua importanza nonostante le polemiche pre e post festival (che non mancano mai), nonostante i 5 euro per una birra, la polvere che fa tossire e secca gli occhi, le attese. Una dedica alla musica, che rende la vita di ogni singolo essere umano migliore.

Ed è solo questo, quello che conta. Almeno per me oggi.

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