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Abroad: rock dal mondo

Come a New York con i Sonic Youth: report dei Vessel a Fabbricaria

di Salvatore Sannino

E’ sabato 5 febbraio ed è la prima volta che vado a Fabbricaria. Attracca nel locale aversano un vascello condotto da tre veterani della musica alternativa italiana: alle chitarre e alla voce Corrado Nuccini, al violino e alla batteria verticale Emanuele Reverberi (entrambi già Giardini di Mirò), e al basso e alla voce, la storica leader dei (P)itch: Alessandra Gismondi.

Avevo già potuto apprezzare i Vessel quest’estate al Magnolia di Milano, in occasione del MIAMI. E così decido di bissare. L’atmosfera è confidenziale e socievole e, svolte le pratiche per diventare un cittadino della Repubblica Indiependente, entro nel locale: palco scarno, poche luci e tanta gente. La scritta sul muro recita: “C’eravamo tanto armati”. E sembra proprio rispondere a verità.

Il tempo di un drink al bar e i tre calcano il palco attaccando una meravigliosa “Famous Blue Raincot”, cover di Leonard Cohen presente nella compilation omaggio al cantautore canadese dal titolo ”Stranger music” a cui hanno partecipato diversi artisti. L’incedere scuro e fumoso della musica, insieme alla voce lieve di Alessandra che si fonde con quella di Corrado nel ritornello, non stenta a catturare i presenti. Il tempo di far partire un minimo di base elettronica, qualche feedback e rendere le chitarre leggermente più ispide e si omaggiano gli anni Novanta con la bella ”90’s lover”, che prevede, sul finale, la lettura di quel manifesto di indiependenza culturale che è l’elenco di nomi “Memento List”. Per un attimo sembra di sentire Kim Gordon in una delle sue interpretazioni estemporanee.

La scaletta è un susseguirsi di suggestioni new wave intrise di cantautorato, dove le sferzate in puro stile sonico sembrano essere attenuate solo dalla grande maturità musicale del gruppo. Non mancheranno omaggi ai grandi come i Velvet Underground (“I’m waiting for my man”), il cantautore francese Serge Gainsbourg (“Un jour comme un autre”) e ancora Cohen con la notturna “First we take Manhattan”. I Vessel suonano buona parte dei loro due EP: Corrado lascia partire una base e la riempie con la sua chitarra semplice ed elegante, Emanuele disegna emozionanti trame nell’aria quando usa il violino e picchia forte sulla sua batteria minimale quando vuole far crescere la tensione emotiva. Alessandra al basso risulta carismatica e affascinante. L’incanto di “Vessel, The Song” fa accapponare la pelle in bilico tra Lou Reed e una toccante melodia obliqua cesellata dal violino.

Uno dei momenti più emozionanti del live è sicuramente “Frigid Moon”, la cui coda viene riempita da una particolare esecuzione di “Amore che vieni, amore che vai” con Corrado che recita le parole di De Andrè ed Alessandra che resta persa nei sui “la la la”. E lì capisci che è anche possibile far passeggiare Faber a braccetto con i Sonic Youth senza tradirne la poesia.

C’è un po’ di pausa, poi i tre tornano sul palco per un breve bis e il concerto si conclude con gli arpeggi di chitarra della meravigliosa “The System” .
Un grazie agli amici di Fabbricaria per averci regalato una splendida serata dal sapore newyorkese, intanto attendiamo il ritorno dei Pitch previsto per il 16 Aprile!

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