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Abroad: rock dal mondo

Ritmi caraibici per il progetto napoletano-romano degli Audio Magazine

Recensione EP "Audio Magazine": etichetta Fullheads

di Giuseppe Piscino

Forma e sostanza, cantava anni fa il Dalai Lindo ed è appurato che il primissimo impatto, quello primordiale, con un’altra realtà o una persona, è riservato alla visione, all’apparenza, che resta apparenza, sicuramente. Poi ti presenti a quella persona, lei si presenta e si resta ancora nell’apparenza.

Dopo questo preambolo, che nemmeno tanto volutamente, cita il Battisti dell’era Panella, eccoci a noi, a recensire un gruppo, gli Audio Magazine.

Eccola l’apparenza, in questo caso prende forma dal nome dei nostri. Ma benedetti ragazzi, un nome un po’ più incisivo potevate sceglierlo?  Audio Magazine mi sa tanto di una testata specializzata in hi fi ed affini o il nome di un negozio che vende “roba di elettronica”.

I ragazzi da poche settimane hanno dato alle stampe e lanciato sul mercato, un ep omonimo. Il gruppo è formato da Andrea Cardillo alla voce e chitarra, Frankie Carusi, voce e alla tastiera, Kicco Careddu alla batteria, Vittorio Longobardi al basso, Enrico Sotgiu e Lamin M’baye alle percussioni. Dal loro sito si presentano come un gruppo di amici, che condivide l’amore per la musica e la ricerca di ritmi che spaziano dalle coste cubane al lungomare di Rio de Janeiro, passando per il reggae dell’Africa Centrale per poi tornare a sound che ricordano la vecchia Europa.

Cinque brani, editi dall’etichetta campana Full Heads, che risultano carini, ascoltabili, lineari, forse troppo.

Il gruppo, tra l’altro, partecipa, con la canzone “Sono qui” al contest per suonare al concertone di piazza San Giovanni a Roma del primo maggio. Chi vuol votarli vada sul loro sito, ascolti i sample del loro lavoro e si faccia un’idea.

Dal nostro umile scettro applaudiamo alla prima canzone “Toda la vita”, un ritmo caraibico, con un testo allegro, cantato da una bella voce. Insomma, ascoltandolo si possono anche chiudere gli occhi ed immaginare la spiaggia di Copacabana o le sabbie di Tobago, anche se si è a Licola e sulla sabbia ci sono i topoloni che aggrediscono i bagnanti.  Segue la seconda traccia, appunto la “Sono qui” sopra citata, meno diretta della prima, ma più ruffiana, con una batteria che segna il ritmo ad ogni attimo.  Terza canzone è “Tornerai”, senza dubbio la migliore del disco, per una riuscita commistione di testo e musica. Ascoltare per credere.

E dal picco al fondo, in un solo passaggio. Il tutto avviene con “Cambierò” un pop radiofonico della peggiore specie, di quelli che scivolano addosso senza lasciare nulla. Lasciamoci alle spalle questo episodio ed andiamo ad ascoltare l’ultima traccia del disco.

“Un sole spento” si discosta dai ritmi solari e dal pop. Una canzone riflessiva, lenta, ben curata musicalmente.

In definitiva un lavoro onesto, quello degli Audio Magazine e del resto sanno suonare, magari se spingessero il pedale su ritmi meno scontati e testi più ricercati, non sfigurerebbero.

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