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Abroad: rock dal mondo

Canali: guardo telefilm americani invece di ascoltare nuova musica

Una lunga, divertente, amara, caustica intervista a Giorgio Canali, che con i suoi Rossofuoco è passato dalle nostra parti. Era in concerto al Chromazone di Atripalda e lo abbiamo agguantato per fare quattro chiacchiere. Che sono diventate molto di più.

di Alfredo "Alph" Capuano

Sono passati quasi due anni dalla nostra ultima intervista, sono cambiate un po' di cose. Hai cacciato fuori un nuovo disco, hai pubblicato una biografia, è caduto il governo, è salito il prezzo di tutto, anche del gin tonic. In questo lasso di tempo cosa è cambiato, invece, in Giorgio Canali? Hai preso coscienza di qualcosa di nuovo, hai scoperto un disco dimenticato? E' un modo più elaborato per chiederti “Come stai?”

 

Boh, è dura rispondere... in effetti tu hai visto cadere un governo, ed io no! [ride] Non ho visto cadere niente. Ho visto togliersi dai coglioni uno che era imbarazzante, però questo imbarazzo secondo me rispetto all'opinione pubblica mondiale ci dava comunque una tranquillità che adesso non abbiamo più.

In che senso?

 

Nel senso che adesso non ci son più scuse... adesso siamo lì a dover ubbidire all'ordine mondiale costituito e son cazzi! Perché la gente è stupida, la gente è molto stupida. Ci casca ed è convinta che questi sforzi che “dobbiamo” fare, servano veramente. Io non ci credo. In fondo ho sempre avuto delle difficoltà con la visone comune del mondo e della politica. Sono una piccola testa di cazzo che non ragiona o che ragiona con la propria testa... ma che non va! Certe volte mi trovo per entusiasmarmi per le stronzate di quel coglione di Beppe Grillo, capisci... Questo è pericolosissimo! Però alla fine non è possibile che il mio “dentro” reagisca in positivo con uno sfigato come Marco Travaglio o Beppe Grillo e senta queste cose come l'unico fiato fresco possibile. Non può esistere una cosa del genere, vuol dire che attorno c'è veramente il nulla e che siamo arrivati in fondo. Che il capitalismo, così come era concepito dalla fine del secolo scorso, fosse morto prima che la gente se ne accorgesse è evidente. Il fatto è che il colpo di coda di questo mondo che non vuole morire è pesantissimo, probabilmente ci seppellirà tutti, capisci? Sono cazzi.

 

Passiamo ad argomenti più “leggeri”, parliamo del nuovo disco...

 

[ride] Eh! Il nuovo disco parla di queste cose! Quando ho fatto “Nostra signora della dinamite” cercavo un modo per togliermi dall'imbarazzo di passare per populista. E' chiaro che quando ti metti a condividere certe idee di Grillo o di Travaglio sei un populista, non c'è verso... E a quel punto avevo deciso di far finta che non esistessero e ho deciso di parlare di me, tanto...

Eh appunto, per settimane prima dell'uscita di “Rojo” aggiornavi il tuo status di Facebook in maniera monomaniacale con “Evviva il suono del cannone”!

 

Ma si, alla fine è questo! Era l'unico modo per uscire da una impasse creativa notevole. Sai, quando uno scrive una cosa come “Nostra signora della dinamite”... sono un presuntuoso però sono convinto che sia una delle punte più alte della canzone d'autore italiana degli ultimi vent'anni. Mi dispiace, passerò per pazzo, lo so, infatti vado in giro con un colapasta in testa e dico che sono Napoleone... Ma quando scrivi una cosa del genere, superarla è difficile. Fai fatica a pensare di fare qualcosa di meglio e di superare te stesso, è come nel salto in alto, sai benissimo che se non sei in piena forma, super convinto e super allenato, i due metri e quarantasette (non so quanto sia il record attuale, ma vabbè...) che magari hai già fatto, non li farai mai più. “Rojo” è venuto fuori così, ho dovuto cercare un espediente per farlo diverso da quello prima. Ho detto “Ok, ricomincio a fare il coglione, ricomincio a parlare del mondo attorno, ricomincio a parlare delle cose che succedono”, e sono andato a pescare dal passato.

 

Aldilà della Carmagnola, c'è un brano che preferisci e che apprezzi di più o qualcuno sul quale avresti voluto che qualcuno ti domandasse qualcosa ma non è mai capitato?

Ma no, guarda, secondo me bisogna partire da un un concetto ben preciso. Se una cosa non mi piace fino in fondo, allora non esce.

 

C'è qualcosa che però ti piace di più, di quest'album, rispetto alle altre?

 

Difficilmente. Ci sono delle cose che non riesco a fare dal vivo, come ad esempio l'ultimo pezzo dell'album, “Orfani dei cieli”. Non riusciamo a dargli la stessa intensità, leggerezza e poesia durante i live. Noi siamo degli elefanti pesantissimi in negozi di porcellane... di merda! Quindi non riusciamo a ricreare quella leggerezza lì, venuta fuori perché gli altri non sapevano che cosa stavamo facendo. Improvvisiamo, registriamo e poi gli metto le parole. Per gli altri magari quello era un intro per un brano!

 

E' lo stesso motivo per cui non fate mai “Questa no”?

 

No, “Questa no” era veramente difficile da rendere ma soprattutto molto difficile da cantare. Sono un paraculo! Quando una cosa non riesco a farla al 100% o al 90%, la evito dando la colpa agli altri [ride]

A me è piaciuta molto “La solita Tempesta”, non la solita ballad, è vigorosa, energica. Anche l'apporto di Baraldi è stato fondamentale...

 

Beh si, ho preso anche il synth di Ligabue per quel pezzo lì, figurati! [ride] Bene, bene davvero. Ma va a cagare! [ride] No, il pezzo mi girava in testa da un bel po' e poi c'è quella frase lì che è rubata a Curtis, capito... E' semplicemente un gioco che ci farà a pezzi di nuovo e la solita tempesta è un amore che l'ha già fatto “tante, tante, tante, troppe volte” in passato.

 

Restando in tema, cito “Un brivido lungo un sorpasso”, da “Controvento”. Ed ho scoperto che è anche il titolo di un brano di Eros Ramazzotti.

Giura!

 

Giuro, davvero.

 

“Un brivido lungo un sorpasso”, si chiama così?

 

No, no... “Controvento”!

 

Ah... pensavo si intitolasse “Un brivido lungo un sorpasso”. Ci sarei rimasto malissimo e probabilmente sarei andato a suicidarmi subito. [ride]

 

Dicevamo... canti sempre di storie finite male o storie in itinere destinate, appunto, a finire male. Qualcuno disse che l'artista ha bisogno della tragedia per scrivere.

 

C'è un filmato dei CSI ai tempi di Ko del mondo in cui sono lì, con la barba lunga, la faccia scavata, che dico “Non rompete i coglioni, la sofferenza è l'unico modo per scrivere cose interessanti”. Ci sono autori che si mettono apposta in difficoltà mentali e sentimentali per scrivere. Ne conosco un bel po'.

 

La domanda era: non ci canterai mai una canzone...

 

Allegra?

Non necessariamente allegra, ma che provenga da emozioni positive.

 

Ma l'ho già fatto! [ci pensa un attimo] No, forse no...

 

Giorgio non puoi dire che “Precipito” sia una canzone allegra o che provenga da emozioni positive!

 

[ride] Una canzone allegra e stupida ci sarà, è bello, un futuro pieno di speranze! [ride ancora]

 

Ritorniamo invece alle collaborazioni, sia da musicista che da produttore artistico, c'è qualcuno su cui hai puntato gli occhi per il futuro? Voglio evitare di farti la domanda banale sul tuo prossimo disco, quindi non te la farò.

 

Questo succede continuamente. Ultimamente ho rimesso in pista la mia vecchia etichetta fantasma, la PsicoLabel che non esisteva dall'82, era lì, congelata. E' uscito l'album dei Nolatzco, del nostro Nanni, l'album degli Operaja Criminale, l'album in dialetto veneto dei Radiofiera, hanno una storia vecchissima. Questi qui erano abituati a fare dischi folk rock in italiano con un po' di dialetto veneto. Questa volta invece hanno deciso di fare un album completamente in trevigiano. Mi hanno cercato per mescolare un po' le carte, abbiamo fatto qualcosa alla Neil Young ma più elettrica.

 

Questa è un po' più complicata. Un album su cui invece avevi tante aspettative ma che ti ha deluso.

 

Ma io non ascolto più niente. Non mi delude niente! Non ascolto quasi neanche gli album dei miei amici. Ad esempio non ho ancora ascoltato il nuovo degli Afterhours, lo voglio ascoltare e credo sarà bellissimo. Ma nel momento in cui mi metto su internet a cercare musica, arrivo sempre a guardare le serie americane. [ride]

 

Giorgio consigliaci una serie che ti ha affascinato. A parte Lost e Flashforward, naturalmente.

 

In Lost ci sono caduto a metà. La cosa più bella che c'è in giro adesso, sospesa ma che riprenderà in giugno, è sicuramente Breaking Bad.

 

The Walking Dead l'hai visto?

Si, lo sto guardando. Purtroppo è fermo ma riprenderanno a breve per fortuna. Non conoscevo neanche il fumetto! Ma Breaking Bad è il migliore. So che ci sarà l'ultima serie divisa in due tronconi e poi chiuderanno definitivamente, anche perché non hanno più niente da raccontare!

 

Adesso finirà anche Dr House!

 

Non lo guardo... non lo guarderò mai in vita mia! Le cose che passano sulle tv di Berlusconi... E' un problema mio ma c'è un segno meno davanti che è difficile toglierlo. Preferisco evitare! [ride]

 

“Mettersi a fumare e ballare con la Bandabardò o Manu Chao – Topo Gigio che canta gli Inti Illimani – o con qualsiasi gruppo ska ti fa esaurire le energie. Non si vanno a sfondare le teste dopo essersi sfondati di canne e di balli”. Lo dici a pagina 42 della tua biografia...

 

Mi suonava famigliare in effetti [ride]

All'atto pratico, invece, cosa consiglieresti di fare? Non la “soluzione finale” per citare qualcuno...

[ride] Le soluzioni finali fanno sempre molto male! Non ne ho idea, aprire le orecchie, gli occhi. Pensare. Pensare conviene sempre, troppo spesso non si fa, il problema è quello. Si salta, si balla, si canta, si urla. E non si pensa. C'è una cosa che fa pensare ed è fantastica, nella sua tristezza totale. Ho visto Diaz quindici giorni fa. E' una delle cose più impressionanti e più obbligatorie. E' propedeutica per la vita. Sarebbe da renderne obbligatoria la visione il primo ottobre o il 15 settembre, quando iniziano le scuole, dalla prima elementare fino all'università, una seduta di Diaz.

 

Ancora sulla tua biografia: hai detto in altri ambiti che non è stata una passeggiata. Accetteresti di rifarlo?

Ma neanche morto! [ride] Mi hanno cercato per mesi, durante i due anni in cui abbiamo raccolto i materiali ci sono stati periodi in cui mi negavo completamente! Io sono fatto così: quando mi sento pressato scappo. Sono un disertore! Sono nato disertore, cazzo [ride]

 

Assieme al libro c'era anche un bel cd di alternative takes, tra cui spicca “Luna Viola”.

 

L'originale è del Santo Niente. E' di un album di qualche anno fa, di Umberto Palazzo che nessuno si è inculato, un album bellissimo intitolato “I fiori dell'Agave”. Per me era il pezzo più bello. Appena abbiamo iniziato a ragionare sul famoso split, che doveva essere Santo Fuoco e Rosso Niente in cui Umberto e il suo gruppo facevano cose nostre e viceversa, dovevano raccogliere 8 tracce di inquinamenti vari ed una cover di Ozio dei Wolfango, suonata tutti insieme. Poi non è mai uscito niente! Noi la nostra piccola parte l'abbiamo fatta, poi Umberto con il Santo Nada (che è una sorta di Santo Niente in versione mariachi) ha fatto una cover di “Questa è la fine” intitolata “Esto no es el final”. Peccato che nessuno se ne sia interessato. Il fatto è che Umberto è molto antipatico [ride]

Lo scrivo, lo sottolineo?

 

[ride] Si si, come no! Sottolinealo! E' però una delle persone più fighe che abbia mai conosciuto! Infatti in venti anni che ci conosciamo non abbiamo mai litigato, per niente! Non abbiamo mai avuto un motivo per avere un diverbio. Siamo due teste di cazzo e ci riconosciamo con l'odore, capisci [ride]

 

Ultima domanda e poi ti lascio libero! E' difficile uscire sulla piazza, soprattutto per i giovani. E' difficile vivere di musica.

 

Ritengo che bisogna avere un minimo di pudore nelle cose. Lo so che gruppi come Il Teatro degli Orrori o One Dimensional Man hanno una bella risposta di pubblico. Però purtroppo Pierpaolo ed i suoi amici hanno il vizio di far lievitare i cachet delle performance. Se sai che sei sicuro di prendere 100, chiedi 120. E ciò fa molto male al circuito della musica indipendente, l'ho spiegato in molte occasioni. Se fossimo in tanti a pensarla così e a morigerare un po' le richieste, probabilmente il circuito sarebbe un po' più florido e ci si lamenterebbe di meno del fatto che è complicato suonare. Un promoter, nel momento in cui ha un problema o un concerto o due concerti di fine gli vanno male, smette di organizzarli. Perché io promoter, magari ragazzino, smetto di fare cose che potevano crescere sempre di più.

 

E allora perché un ragazzo che sta iniziando ora a suonare la chitarra dovrebbe continuare?

 

Per me il ragazzo dovrebbe prendere la chitarra e sbatterla in testa a chi se lo merita invece di suonare! C'è un sacco di gente che se lo merita, perciò... “bon”! Perchè continuare a suonare... tanto nessuno ti ascolta. Non lo so perchè. Non ne ho idea. [ci pensa su] Perché io continuo a suonare? Perchè mi diverto. Perchè ci si diverte, se hai qualcuno che ti ascolta è una figata. Se non ti caga nessuno è un po' meno divertente!

 

A. Alfredo Capuano

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