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Abroad: rock dal mondo

Leggi l'intervista ai 24 Grana

Sono passati pochi giorni dal live infuocato in quel di Londra, al 93 East Feet, dove i 24 Grana si sono esibiti in una serata speciale, lontano da Napoli, ma con fan arrivati direttamente da casa. Mancano poche ore al tour italiano (che parte da Potenza il 4 febbraio) che porterà il rock diretto e senza fronzoli de "La Stessa Barca" (leggi la nostra recensione) nei club, ed abbiamo fatto quattro chiacchiere con Renato Minale, batterista della band, nonchè produttore musicale, fondatore dell'etichetta Octopus Records e direttore artistico dell'Equo Bar.

24 Grana: cosa è cambiato da Loop. Idee, suoni, pensieri.

Quando abbiamo prodotto Loop avevamo 24 anni, adesso siamo sotto i 40, alcuni di noi hanno famiglia... ne sono successe di cose in questi anni! Siamo cresciuti tanto, come persone e come musicisti, più equilibrati e più consapevoli delle nostre potenzialità.

Loop è uscito nel 1996, nel pieno di un grosso boom socio(contro)culturale. Erano anni di protesta, aggregazione, condivisione e utilizzo di spazi occupati ed autogestiti. C’era una scena musicale in continuo fermento e Napoli era uno dei principali centri italiani. I generi musicali con cui si trattavano temi a sfondo sociale-politico erano prettamente il reggae e il dub (però c’era anche una bella scena hardcore) e noi fummo completamente travolti da questi suoni dilatati e ritmi in levare.

Dopo Loop ci siamo riavvicinati a quello che è il nostro reale background: il rock anni 60/70, il post-punk, la new wave (miscelandoli con l’elettronica nell’album “Metaversus”), ma sviluppando anche una forte matrice cantautorale (vedi gli album “K-album” e “Ghostwriters”).
Questo cammino ci ha portato con  “La stessa barca” diritti alla vera essenza del rock: essenzialità e immediatezza. I tempi ora sono diversi ma noi cerchiamo di mantenere sempre lo stesso approccio nelle nostre vite private e nel nostro lavoro, non prendendoci troppo sul serio, con umiltà, guardando con attenzione ciò che accade intorno e consapevoli che l’”onda” ritornerà alta e possente!

La Stessa Barca: Francesco Di Bella  ha dichiarato che solo "remando assieme possiamo andare avanti". Ma quanta rassegnazione c'è oggi in Italia, a dispetto della "reazione", che salvo casi isolati, tarda ad arrivare.

E’ vero c’è tanta rassegnazione e c’è anche tanta gente che si trasferisce in altri paesi, soprattutto ragazzi che qui non vedono sbocchi. La situazione attuale nel nostro paese è davvero critica, credo la peggiore negli ultimi decenni. Io sono cresciuto negli anni 90, anni di forte contestazione e di grande aggregazione sociale. Oggi purtroppo dilaga l’egoismo, la violenza e la corruzione. Nonostante ciò, ci sono sempre tante persone che “resistono” e che cercano di fare bene il proprio lavoro o di avere una vita dignitosa, quindi anche noi restiamo ottimisti e ci piace immaginare questo barcone dove tutti danno il loro contributo affinché attracchi in un porto sicuro, pensando al bene comune e non a quello individuale.

In che percentuale ha influito sul sound dell'album Steve Albini? L'idea di un album live e diretto era già presente nei vostri progetti, ma quanto ha contato la sua presenza? E quali sono le sensazioni più belle della sua Chicago?

Quando abbiamo iniziato a lavorare sul materiale nuovo, sapevamo che era arrivato il momento di registrare il disco in “presa diretta”, secondo me ci vuole una certa maturità ed esperienza. I nuovi pezzi, gli arrangiamenti, si prestavano perfettamente a quel tipo di lavoro. Molto diretti, con pochi fronzoli, un po scarni, insomma con una forte attitudine rock’n’roll. Con il nostro management (Freakout), abbiamo stilato una lista di produttori/fonici e sale di registrazione che lavorassero in presa diretta e che avessero un sound decisamente rock. Il primo nome era proprio Steve Albini. L’abbiamo contattato e lui ha accettato. Non poteva andarci meglio, considerando che è uno dei guru della musica indie-rock mondiale. Steve, è un sound engineer (infatti non ha messo bocca sugli arrangiamenti, ci tiene a rispettare il gusto e lo stile delle band), ha messo il suo marchio al sound del disco e ne siamo orgogliosi!

Chicago ci ha davvero impressionato, è una città artisticamente molto viva e che dà realmente tante possibilità a tutti. La musica ha un valore alto lì, i negozi di dischi sono sempre affollati, per radio nei supermercati, nei taxi, ascolti solo musica decente, e quando vai nei club ti capita di vedere band di 20enni con un suono e un gusto strepitosi. Se guardi bene però, chiaramente noti molte cose che non vanno (ad es. abbiamo visto solo homeless di colore, c’è poca integrazione fra le diverse etnie), quindi ti rendi conto che anche Chicago non è una città perfetta (chissà se ne esiste una!).

Il debutto live è avvenuto a Londra (lo scorso 20 gennaio al 93 Feet East). Come avete impostato lo show?

E' stata una serata incredibile: abbiamo fatto sold-out e c’erano tanti amici che vivono lì da un po o che sono venuti apposta dall’Italia. Abbiamo presentato 6 brani del nuovo disco, con una lunga carrellata di pezzi vecchi.

Ci sono state specifiche influenze musicali negli ultimi anni che hanno ri-definito il vostro sound?

Come ti ho già detto prima, anche se ascoltiamo un di tutto, il nostro background è il rock-blues e la psichedelia degli anni 60, 70 e la scena post-punk e new wave (dal 79 fino alla metà degli anni 80).

Il brano “Malavera” parla di sopraffazione dietro le sbarre. Ovviamente è ispirato dal caso Cucchi, al quale anche i Massive Attack si sono interessati. Il problema delle carceri affollate si sente in particolare a Napoli. Che sensazioni vi da questo brano?

Abbiamo sempre affrontato il tema delle carceri nei nostri dischi (Kanzone su un detenuto politico, Carcere): è uno dei grossi mali di questa nazione. Se consideri che buona parte dei detenuti sono tossico-dipendenti ed immigrati che hanno commesso lievi reati, ti rendi conto che qualcosa non va. Inoltre aggiungi che spesso subiscono violenze gratuite che restano impunite. In questi casi non puoi far finta di niente e girare la testa dall’altra parte. Denunciare un’ingiustizia o un tema “scomodo” è inevitabile per chi come noi ha la fortuna di avere un pubblico che lo ascolta.

In “C'hai pruvat Robè” si parla anche di Spagna e di andare via dall'Italia. Voi avete registrato a Chicago. Ma perchè bisogna sempre espatriare?

Robè è solo uno che non ha il coraggio di affrontare realmente la vita e si piange un addosso, descritto in maniera ironica. Sì, abbiamo registrato a Chicago ma solo per avere un sound internazionale e per avere l’onore di collaborare con un grande professionista, comunque continuiamo a vivere e a comporre a Napoli.

Colpisce molto l'urgenza di "Stop", quasi un invito a reagire. "Te rutt' o cazz e fai stop"cantate nel brano: 

Mai stare fermi ad aspettare che le cose cambino!

Tu e Giuseppe Fontanella, chitarrista della band, avete fondato l'etichetta indipendente "Octopus Records", che ha prodotto band napoletane veramente valide, come i Low-Fi. Un lavoro che cerca anche di valorizzare la scena underground della nostra regione (come tra l'altro facciamo anche noi di Campania Rock): rispetto a quando avete iniziato voi 15 anni orsono, come è cambiato il movimento musicale campano? C'è inoltre qualche band valida che volete segnalare?

Io e Giuseppe abbiamo fondato la Octopus Records nel 2007, quando abbiamo prodotto il primo album della cantautrice Libera Velo. Da allora abbiamo prodotto un po di cose tra cui l’Ep dei Low-fi (l’album uscirà in autunno), con grandi sacrifici economici ma con grande cura e passione. É vero che prima si suonava di più, c’erano più spazi ed è anche vero che per una band emergente oggi è molto più difficile “uscire”, però sono convinto che chi realmente vale ha tuttora tante possibilità. Il problema principale è che c’è poco interesse soprattutto verso la musica dal vivo, domina la cultura dell’usa e getta, ma anche in questo caso sono convinto che la situazione migliorerà. Massimo rispetto a chi, come noi e voi e come tanti altri qui, si fa il culo per non lasciare musicalmente questa città in mano ai neo-melodici! Band valide ce ne sono parecchie, alcune già presenti sulla scena da anni ma che meriterebbero senza dubbio maggiore visibilità (come gli Epo, Nino Bruno, Songs for Ulan) e poi ci sono giovani realtà validissime: oltre ai già citati Libera Velo e Low-fi, penso agli Atari, Foja, The Gentlemen’s Agreement, Gnut.

In ultimo: il disco è stato pubblicato anche in vinile, edizione limitata. La digitalizzazione della musica sta privando la musica stessa del piacere di avere qualcosa di "fisico" tra le mani. Voi quanta musica acquistate? Vi piace girare e trovare vecchi vinili?

La versione in vinile non è ancora stata stampata, ma verrà fatto presto.
Per me è una gioia aprire un cd ed ascoltarlo mentre sfoglio il booklet. Ho scaricato musica da e-mule per un po di anni (senza mai esagerare in realtà) ma finalmente ho smesso e ho ripreso a comprare solo cd. Alcuni dischi costano tanto è vero ma ci sono tanti ottimi dischi in offerta, in special price, accessibili a tutti o novità con prezzi imposti come il nostro a soli 12,50 euro. Tornando a parlare di  Chicago, lì abbiamo comprato una quantità enorme di dischi... anche perchè i prezzi erano davvero incredibili (alcuni cd usati ma in ottime condizioni costano solo 1 dollaro e ti parlo di Clash, Cure, Joy Division, Pixies). Reckless Records era il nostro pusher ahahah...un giorno sì e uno no ci facevamo una capatina. Francesco ha il piatto, ha un sacco di Lp ed è sempre alla ricerca di bei vinili.ù

Luigi Ferraro

si ringrazia Freak Out

Ecco il video del primo singolo "Ombre:

24 Grana: Ombre

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