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Abroad: rock dal mondo

Il grande cuore del Rockalvi. Live report da Calvizzano

Arrivare a Calvizzano dalla provincia vesuviana significa attraversare chilometri e chilometri di circumvallazione esterna: Casoria, Arzano, Melito, Mugnano, rotonde trafficate, centri commerciali, bar giganteschi. Qui il rock passa poco, purtroppo.Ci ha pensato Peppe Guarino a portare un po' di musica rock nella periferia nord di Napoli, un rock con il cuore grandissimo, che fa beneficenza ed al tempo stesso aggrega.

Terza edizione per il Rockalvi, nato tre anni fa per finanziare la ONLUS Camilla Stella Che Brilla, che sostegne l'ELA e l'apertura ad Ostia del Centro Francesco Pio,primo centro italiano specializzato in tecniche riabilitative d’avanguardia. Gli artisti hanno dimezzato o annullato il proprio cachet, rendendosi subito disponibili alla causa (ovviamente non tutti hanno detto di si, ma questa è un'altra storia).

Lo scorso 17 e 18 settembre nell'area parcheggio di via Aldo Moro a Calvizzano, il Rockalvi ha attirato qualche migliaio di persone, tra musica rock e non, band emergenti (provenienti da tutta Italia), alternative e proposte coraggiose. L'accoglienza all'ingresso è favolosa, con cuori disegnati e caramelle, tutto messo in piedi dai ragazzi di Losthighways e Farcisentire. C'è spirito di comunione tra gli addetti ai lavori campani ed è un bene (c'erano anche i ragazzi di Freak Out, Atellana, Nano, BulbArt).

Day 1: aprono i romani Bar Noir, fortemente influenzati dai Massimo Volume. Rock sghembo, recitato, ipnotico: buona presenza scenica. Li presenta, come sempre in maniera personale ed impeccabile, il regista romano Alex Infascelli (che si è innamorato sin dal 2009 del Rockalvi), e che sarà per due giorni sul palco ad introdurre gli artisti.

L'anno scorso era presente con gli Amor Fou, nel 2010 invece è da solo sul palco: Giuliano Dottori, personalità apparentemente fragile, eterea. Perle acustiche cantautoriali, testi ermetici, voce sussurrata.


Si evolvono verso orizzonti più rock e meno sigurrosiani: una delle migliori realtà campane, Il Cielo di Bagdad, strappa tantissimi applausi ai presenti. Per alcuni è post-rock, per altri è pop-onirico. Diciamo di più: orizzonti sognanti, aperture scintillanti, felicità e tristezza che si fondono. Bravissimi.


Dopo essere stati quasi cacciati dal palco di un live ad Afragola (la colpa: aver criticato aspramente l'operato della chiesa) il funky-rap-crossover dei napoletani 'A67 non conosce riposo. Daniele invoca, urla, si sbraccia. " A Camorra song'io", ed in questi territori fa quasi paura parlarne, figuriamoci cantarlo.


Poco prima di mezzanotte due ragazzi salgono sul palco: chitarra e batteria. Partono missili sonori che non danno tregua. Blues sporco, quasi hard: Bud Spencer Blues Explosion, da Roma. Sono tutti per loro. Da Hendrix ai White Stripes, con la chicca finale di "Hey Boy Hey Girl", direttamente dai Chemical Brothers. Sono in due ma suonano per cinque.

Sabato 18 settembre aprono The Trick, che giocano in casa, con le loro aperture psichedeliche. Dopo di loro un'altra band campana che meriterebbe altri palchi: Il Vortice, che presenta l'album "Dodici gradi di grigio", pubblicato lo scorso gennaio. Il looro è un rock fortemente influenzato dalla scena di Seattle, con la voce profonda e forti aperture melodiche.

Terza band sul palco, dalla provincia napoletana, i Mantra Above The Spotless Melt Moon, post-rock con le palle. La loro evoluzione sonora parte dalla ripetività ossessiva dei Mogwai per aprirsi a strade più melodiche, influenzate dai Radiohead e dai Blonde Redhead. La voce di Adriana violenta il microfono. Accarezza e taglia.


Da Bologna arrivano invece i Joycut, la sorpresa del Rockalvi. Ci piacciono tanto: il loro sound anni 80 a metà strada tra Cure ed Echo & The Bunnymen, la loro new wave non scopiazzata, il loro "futurismo rock and roll". Noi e Losthighways in prima fila a ballare. Poi tanti applausi. La loro mascotte, Mr.Man girerà per l'area parcheggio, e sarà impressa su carta da un disegnatore emergente di Calvizzano.


Siamo nel backstage a fare i complimenti ai Jpycut (che qualche giorno prima hanno aperto gli Arcade Fire all'Independent Days di Bologna)  quando gli Almamegretta salgono sul palco. Il sound è ottimale (grazie anche al lavoro del direttore di palco): alla voce Marcello Coleman, che continua a dare l'impronta reggae dub agli Alma. Meno elettronica e più ritmi in levare, allontanandosi anche dal rap di Lucariello. Bella "Figli di Annibale". Suono cosmopolita ed il calore mediterraneo fusi in un sound che a Napoli ha fatto scuola.


Dopo di loro, l'area parcheggio inizia a sfollarsi. Restano però tante persone a lavorare (gratis), a smontare il palco, i gazebo, La cassetta delle offerte fortunatamente non è vuota, i panini e le birre sono stati venduti, la gente si è mossa da casa per ascoltare non solo buona musica ma la voce del cuore. Meno male che c'è il Rockalvi, uno dei pochi festival in cui chi organizza ci rimette soldi, tempo, denaro, fatica. Vogliamo chiudere con una frase del c.stampa: Piccoli passi che continuano sulla strada di un sogno che ogni anno diventa sempre più realtà.

Luigi Ferraro

visita la fotogallery del Rockalvi sulla nostra pagina Flickr



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