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Campania Ecofestival: il report

live report di Giuseppe Piscino

foto di Alfredo Capuano

Il Report:

L’entroterra di Nocera Inferiore è fatto di campagne dove regna la pummarola e la tammorra è uno strumento sacro. La zona rurale della veneratissima Madonna delle galline è fatta di strade tutte uguali tra alti piloni dove sfrecciano treni e svincoli autostradali. È un luogo di zone industriali ed un venditore di pizzette iper tossiche mi racconta la sua vita, vicino al suo Ape Car attrezzato per la bisogna, ad un incrocio buio.

Gli ho chiesto dove fosse la zona di Fossa Imperatore, è lì che si svolge la quarta edizione del Campania Ecofestival, musica per sensibilizzare gli animi al credo ambientale. Leonia Circolo Legambiente Campania, ElettroEco ed Essonamò, sono i nomi delle tre associazioni che hanno fatto consorzio ed organizzano con passione e devozione il Festival.

Riciclare, poco consumare, differenziare.

Quante preghiere da fare in questo sabato sera caldo e prima di scappare verso il concerto del Boss, non posso non partecipare a questa iniziativa.

Arriviamo nell’isola ecologica e c’è un po’ di gente, atmosfera tranquilla. In cartellone tre nomi, ma il concerto è aperto da una simpatica sigla, appositamente composta dai Pennelli di Vermeer, giunti sul palco a dare il benvenuto a tutti.

Arriva altra gente, passano i treni sulle sopraelevate e sembra di stare ad Osaka, ma siamo al confine con Pagani ed è meglio non fare voli pindarici.

Il rock contest del festival, con 34 band a partecipare da tutto lo stivale, ha premiato i napoletani Sonatine for a jazz funeral. Sono bravi, forse un po’ troppo ripetitivi e farebbero bene a cantare in italiano. Non se ne può più della lingua inglese e della internazionalità che ne consegue, anche perché i musicisti inglesi giusti guardano da anni all’Africa.

I Sonatine, in qualche passaggio mi ricordano i Mogwa ma probabilmente è la stanchezza che si fa largo in me, dopo tre brani, ricordando un festival ad Urbino dove gli scozzesi suonarono dopo 3 giorni e 3 notti di musica. Ecco, li ascoltavo ed ero stanchissimo, quasi come ad ascoltare i Sonatine. De gustibus.

Mettiamo le cose in chiaro, sono qui per Brunori e non vorrei sorbirmi i No Braino. La classe stasera abita in una società di accomandita semplice.

Non c’è partita tra il cantante di Crotone e quelli che hanno suonato al concertone del primo maggio.

Arriva Brunori in compagnia della sua società ed è subito festa. Non si prendono sul serio e ne viene fuori un concerto speciale, bellissimo, sentitissimo e suonato molto bene.

La band è fatta da musicisti che mettono passione e si vede, si nota. Saremo anche stanchi di tutti questi professionisti che non si emozionano più, suonano da Dio, ma non danno più colore né calore sul palco.

Brunori spazia tra il suo repertorio ed i brani acquistano, in genere, ancora più verve.

Guardia ’82, Pablo, Come sta: canzoni bellissime su disco ed ancora più piacevoli dal vivo. Intramezzando i brani con accordi di musiche di altri gruppi e battute auto ironiche il concerto va spedito lungo binari quasi noise, con la stupenda versione di Animal colletti.

Cifre stilistiche che cambiano continuamente, spaziando tra il ritmo de “L’imprenditore” e “Rosa” fino all’intimismo di “Lei, lui, Firenze” e “Una domenica notte” che il pubblico canta a squarciagola.

Settanta minuti di grande musica, volano via in un batti baleno. Stanno arrivando i No Braino e dal palco annunciano che ci sono più di 800 spettatori. Me ne rallegro, mi fa piacere che un piccolo festival ambientale e musicale vada avanti in queste nostre terre desolate.

Arrivederci al prossimo anno, almeno lo si spera.

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