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Subcava Sonora Rock Show: il report

di Domenico Vastante:

Questa volta fortunatamente è stata la volta buona. Dopo il rinvio causato dalle precipitazioni e dalle conseguenti infiltrazioni al locale, il Duel Beat ha ospitato la festa della Subcava Sonora, etichetta che ha creato un vero e proprio fenomeno musicale e non, per ora attivo in Campania ma che sta prendendo piede anche in altre zone del Bel Paese .

Ha suonato il meglio del roster dell’ etichetta napoletana: i Lev, i Nouer e per finire i Sula VentreBianco. Le tre band sono sintonizzate in pieno con quello che è il messaggio guida della Subcava Sonora: lavorare esclusivamente con produzioni in Creative Commons, senza passare per un intermediario lucroso come la SIAE. Si tratta di una sorta di versione più futurista del concetto tanto amato dal 1977 in poi, quel “do it yourself” che ha trovato nel punk e nell’ hardcore i pionieri assoluti.

Ebbene si! Questi ragazzi hanno capito che non serve esser obbligati….ops “far parte” di una azienda a soli fini di lucro per fare musica. La musica è arte e non ha bisogno di persone che ci marciano sopra per farsi soldi, che per di più non hanno niente a che fare con qualsiasi band o genere musicale. A calcolare il numero di gruppi che non c’ è l’ha fatta,a causa delle troppe spese da sostenere, si perde il conto. Sono progetti seri come questo che aiutano la musica ed i musicisti ad andare avanti. Eliminare vere e proprie tasse come il copyright appare difficile, ma il solo fatto che sia nato un circuito basato sul copyleft e sulla salvaguardia del diritto d’ autore è già un passo importante.

E quale posto poteva essere considerato geograficamente adatto per la Subcava Sonora se non il locale che si trova nei pressi della loro terra natia.

Il Duel Beat dista dalla loro tanto amata Soccavo una decina di minuti, quindi la scelta di questo locale non è un caso. La Sala Tre del locale napoletano era piena in ogni ordine di posto, proprio a far intendere che la gente sta iniziando a capire il messaggio. Si è trattato di un grande evento e non è servita la SIAE per raggiungere tale successo. Contemporaneamente alle esibizioni live si è svolta un’ altra bella iniziativa a cura del Konte Anto (Antonio Conte) che si è destreggiato in una performance di pittura dal vivo, interpretando su tela gli spasmi musicali.

Ad aprire la serata ci pensano i Lev che tornano dopo un anno di assenza a suonare con una line-up rivoluzionata. Il loro combat rock miscelato ad un pizzico di new wave ed indie ha fatto da ottimo apripista. La maggior parte dei pezzi non poteva che essere estratta dal loro ultimo lavoro, “Hanno ucciso Ulrike Meinhof”. “Bombe di Kabul” , “Una nuova militanza” e “Ceci” hanno sbaragliato il pubblico, rimasto completamente in delirio per la rivisitazione di “Waiting Room” dei Fugazi che ha concluso il loro live.

Anche i Nouer hanno partecipato al cd diy tributo per i Fugazi “You Have No Control” per il collettivo Get Up Kids, riecheggiando le note di “Life and Limb”, ma non hanno ritenuto opportuno riarrangiarla alla Sala Tre. Neanche “La canzone del rimpianto” , loro traccia inedita inserita nella compilation sul panorama musicale napoletano degli ultimi dieci anni “Piano Sequenza”, è stata scelta nella tracklist. Il trio napoletano si è spinto verso una performance più personale con pezzi quali “Arriva la fine”, “Quello che non ho” e “Love Revolution” , canali pulsanti del loro intreccio tra noise, dark, grunge ed elettronica.

Il pubblico era in effervescenza e subito dopo sono saliti sul palco  i Sula VentreBianco. Dopo la presentazione del loro album “Cosa?” al Contestaccio di Roma ed alla mitica Officina 99 partenopea, gli uccellacci subcavensi hanno entusiasmato anche Agnano. Effettuato l’ intro, “Vis, Roboris” e “Mephisto” hanno dato avvio al live, contraddistinte dal loro sound sfrenato in pieno stile stoner. La voce di Sasio Carannante è bella potente, non ha sbavature nel continuo passaggio tra testi italiani e napoletani, che si tratti di alzare la voce o di intonarla a ritmi calmi. “Gli spari delle parole” e soprattutto “L’ ultimo lento” sono ballate leggere che mettono in mostra le doti chitarristiche di Giuseppe Cataldo e quelle al basso di Mirko Grande. L’ essere napoletani è un qualcosa da affermare con forza; il dialetto rievocato in “Contorni e muri” ne è la riprova. La band chiude con il pezzo che da il nome all’ album, “Cosa?” che movimenta irreparabilmente la sala.

Tutto finito? Macchè! I “menestrelli con il distorsore” tornano per regalare un altro quarto d’ ora di stoner cantautoriale con gli ultimi tre pezzi: “Fix” , “L’ immensa tenerezza del diavolo” e la splendida “Ti vesto di me”. La gente sotto al palco urla a squarciagola di continuare, ma questa volta è veramente tutto finito. Se vi interessa rivedere le tre band, fatevi prima un viaggio nella politica musicale giusta e necessaria della Subcava Sonora e poi se ne riparla.

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