Freak Opera e "Il libro nero della rivoluzione". La recensione dell'album


Cantautori arrabbiati in una nuova, si spera, scuola napoletana. Dal Vesuvio arrivano i Freak Opera, che,  dopo la sorprendente opera prima "Restate Umani", pubblicano l'album "Il libro nero della rivoluzione", dedicato a personaggi un po' nerd, un po' creduloni, tipi modesti e alla buona. Un folk rock diretto, che alterna influenze punk italiane (CCCP) a pietre miliari come De Andrè (nella prima traccia "Action For Happiness", Claudio Lolli, Eugenio Finardi, Piero Ciampi.

Un progetto nato nel 2010 da un'idea del cantante Rocco Traisci, del chitarrista Claudio Cesarano e dalla bassista Ilaria Scarico. Nel 2013 si aggiungono Giovanni Volpe alla batteria e Antonia Harper al violino, più "un medico condotto" nei panni di Antonio Mosca. Di chi parla questo lavoro? Dei "bevitori che sanno morire in piedi", o dei "brigatisti su Facebook"- fanno sapere- perchè il passato non esiste, o meglio "è il nostro peggior nemico".

Storie di perdenti creativi come l'indebitato cronico dei "Creditori della domenica" che si finge morto per estinguere i debiti. Bisogna liberarsi delle tossine del passato, perchè per i Freak Opera la gioia "è sinonimo di finalmente", come cantano in "Gli anni migliori", che hanno regalato solo "mazzi di fiori". Nessuna nostalgia quindi, solo il bisogno (e la voglia) di essere visionari.  "Vorrei avere più di 90 anni e dire ciò che penso al Corriere delle Sera" cantano nell'ultima traccia "Avere 90 anni", "baciare chi mi pare e bere vino gratis", in un "dolce naufragare" , senza nostalgia però.

Ottimi musicisti e sognatori vesuviani i Freak Opera: una decisa rivoluzione "salsiccia e friarielli" che non cambierà certo le sorti del mondo, ma che ti fa ben sperare sulle sorti della scena cantautoriale campana. Per info freakopera.it

Luigi Ferraro