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I successi non ancora successi dei Maleizappa

Recensione dell'album dei Maleizappa " I successi non ancora successi".

di Giuseppe Piscino

 

 

Ci scuseranno i Maleizappa, ma con colpevole ritardo andiamo a recensire il loro esordio dal titolo simpatico "I successi non ancora successi". Uscito nel gennaio scorso, ci copriamo il capo di cenere, impegnati come siamo a masticare musica brutta e bella. Ed eccoci a leggere la press-kit, sempre sull’orlo dell’ironia e della dissacrazione.

Si definiscono cinque strani personaggi con gusti, esperienze e background musicali totalmente differenti.  Nascono nel 2005 in modo assolutamente casuale, come casuali sono state le migliori scoperte scientifiche (vedi il phon per peli pubici, come si evidenzia dalla copertina).

E così negli anni la gavetta sembra non finire mai…tra festival regionali, nazionali, locali piccoli e grandi.

Dalla provincia di Caserta all’Italia il passo non dovrebbe essere lungo, ma i tempi non sono maturi per nulla, figurarsi per la cultura, per la musica. Prima del lento ed atteso fallimento, usando sempre una loro dichiarazione, continuano il percorso alla ricerca continua del divertimento, senza abbandonare idee di grandezza, mascherate dall’ironia.

E’ un approccio giusto che li porta anche a pubblicare, nella migliore tradizione anglosassone, due brani natalizi.

Ci sono già Elio e le storie tese e gli Skiantos, si potrà obiettare. E’ vero, ma ci sono anche i Gem Boy e le Teste Sciroppate e tanta altra robaccia.

Fare musica “simpatica” non è affatto facile ed insomma , per chi fosse duro di comprendonio, i Maleizappa ci sanno fare, la sanno lunga e tra la tanta musica ascoltata, trita e ritrita, arriva, in questo inizio giugno una ventata di aria fresca, nobilmente altera ed altra.

Vabbene evitiamo le licenze poetiche ed addentriamoci a casaccio tra le tracce del loro album. Citazioni continue in ogni canzone, ben miscelate con una cassa rullante che non muore mai. Ascoltare un brano come “I giovani” è una specie di cartina di tornasole per intuire il talento del gruppo.

Cinque minuti di buona musica che raccontano i giovani d’oggi. Manuel Agnelli, anni fa, ci scatarrava su…i Maleizappa li prendono per i fondelli, tra sample di Raffaella Carrà ed echi dei Deep Purple. Favolosa!

Sarà che son tempi grami, che c’è la crisi, che i fratelli greci ci insegnano che non bisogna lasciarsi mangiare dalle banche. Sarà l’Imu da pagare, la povertà che incombe…ma si deve sorridere e lo facciamo con “Unplagied”, quinta traccia dell’album, tra continui rimandi ad altri testi, su musica che è un continuo, sfrontato plagio. Del resto tutte le canzoni sono una continua cavalcata verso il buon umore intelligente, non quello fine a se stesso, come in “Paolino”, storia di emigrazione del ventunesimo secolo.

Buoni brani si susseguono, come “Casablanca”, da ascoltare e riascoltare o la bellissima “Maledetto riporto” ed ancora “Cantautore in erba” e la fantastica presa in giro dei neo melodici in “Guardame int’all’uocchie”.

Tredici tracce ed una ghost track ad un prezzo più che politico, direttamente acquistabile sia in chiave digitale sul loro sito che in formato cd, di un gruppo di ragazzi che si definiscono “operai della musica” e non è difficile vederli esibirsi con tute da lavoro, per dare dignità ed estraniarsi da chi si crede Jimi Hendrix, per aver suonato al festival di Pinco Pallo (quest’anno centododicesima edizione ndr)

Buon ascolto e buon divertimento.

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