"Scusate tanto se insisto": l'esordio dei Leros

“Leros nasce in un momento imprecisato della Storia d’Italia e in un posto ai più sconosciuto. Leros è un’isola greca su cui abbandonavano i pazzi. Leros in greco vuol dire Lurido. Leros oggi è una meta turistica. L’eros è un’altra cosa o forse no. Eros R. non c’entra niente con noi. Leros fa rock, Leros fa pop, Leros fa punk o jazz o funk, Leros potrebbe passare alla disco music un giorno. Leros non vuole avere una divisa. Leros è una divisa. Leros ama il fruscio dell’amplificatore prima della distorsione. Leros odia, ama o resta indifferente. Credi di avere capito e non hai capito niente…”

Cosi si definiscono i Leros, gruppo napoletano.

Non conosciamo molto di loro, ma dalle prime note capiamo subito che hanno una vana cantautorale e folk come nel brano “Lampi nel buoio” e “Funeral Nation” tratto dal loro nuovo album “Scusate tanto se insisto”.

L’album composto da nove tracce tutte con testi abbastanza critici nei confronti di un Italia definita Belpaese – “Italia Belpaese” – dove si fanno “compere da Gucci per comprare quattro stracci”. Così recita una strofa del brano dedicata allo stivale mettendo in evidenza tutte le stravaganti faccende che si compiono qui, ma chiamata anche “Africa da Roma in giù”.

Potremmo dire che hanno la stessa voglia di emergere che avevano i Nobraino all’inizio e potremmo definirli del Sud.

La rima nelle strofe fa emergere il lato estroso che caratterizza il loro stile anche quando parlano di malavita o di chi muore come in “Guida ai luoghi misteriosi d’Italia”.

Scie rock compongono gli assoli di alcuni brani come il già citato “Guida ai luoghi misteriosi d’Italia” per ritornare a un cantautorato malinconico come in “Al bar dei vecchi amanti” in cui l’amore la fa da padrone.

I Leros possono allietare con la propria musica ognuno di noi mentre siamo alle prese con le nostre faccende quotidiane, mentre ora scrivo a voi, mentre una donna cucina alla propria famiglia, mentre una giovane ragazza si trova sul proprio letto disfatta da un amore turbato dell’adolescenza e così via.

Roberta Aprea