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Abroad: rock dal mondo

Il rock malinconico dei torresi Invinofender

Nome: inVinoFender. Titolo del cd: catch the music in the room by the air duct.

di Giuseppe Piscino

Provenienza: Torre del Greco, Napoli. Primo album sfornato dalla band vesuviana, autoprodotto. Sei canzoni in inglese e siccome non ci son note della casa discografica e nemmeno un sito cui far riferimento, con piacere ci tuffiamo nella loro musica. Però, prima di iniziare è il momento delle presentazioni: Antonio Vinelli, voce e chitarre, Michele Lo Savio alla voce e tastiere e poi Giuseppe Grossi, il lead guitarist. Completano il quadro il basso di Maurizio Del Gatto e la batteria di Marco Sannino:

Dust, il loro brano di apertura consta di una buona chitarra elettrica, un’onesta batteria a corredare la melodia del cantante che gioca a fare….e qui mi fermo. Son sempre passato oltre alla recensioni musicali, dove per scrivere di Pincopallo si andava a finire ai Led Zeppelin o a Jimi Hendrix…passando per i Radiohead (che ci sono sempre nelle rece, non mancano mai).

E’ vero che l’orecchio nostro, ormai è martoriato da ciò che un tempo si chiamava musica ed allora le assonanze possono giungere naturali, inconsce, ma tant’è e così Dust, nonostante la parte vocale, si fa accettare, entra in sala, dove ascolto e la lascio anche accomodare!

Il ben suonato incipit non bissa con il secondo brano, Indigo. Melodico, a tratti stantio, non prende mai il volo, non spicca e resta a terra, come una giornata noiosa dove tutto appare superfluo.

Things change, terza pista del disco. Un basso piacevole accompagna la voce, stavolta più viva e cosa ci volete fare, nonostante la lingua inglese che continua, solo commercialmente, a dominare il mondo della musica rock…qualitativamente la musica guarda altrove. E poi accade che mentre scrivo, arriva la fine del brano con una degna chiusura, bravi…bravi!

Dovrei mandare al più presto questo pezzo al Grand master del sito, ma la Guardia Civil dell’aeroporto non è d’accordo e mi chiedono cosa ci faccio qui. E vagli a spiegare che sto scrivendo di una band di Torre del Greco. Dovrei parlargli dello stato anarchico dove viviamo, ma lascio correre, anche perché, mentre controllano i miei documenti, ascolto con attenzione Again, altra loro canzone, che, dalle prime note, non lascia il segno e poi pian piano cresce e non si ferma.

Te gusta esta cancion? Per conoscenza, il tipo in divisa resta spiazzato dalla mia domanda, non risponde. A me è piaciuta molto, invece.

I due della Guardia Civil vanno via, mi siedo ed ascolto Economics, penultima canzone del disco e qui non ci siamo, non ci siamo proprio. Fossi stato il produttore del brano, lo avrei fatto strumentale, dando più impronta alla batteria ed avrei suonato la chitarra elettrica in modo più sincopato, ma siccome faccio altro, non mi resta che imprecare contro le divise, in generale.

Ed eccoci a Bubbles che chiude l’album d’esordio degli inVinoFender, una canzone più lenta delle altre, che inizia quasi come una nenia e si sviluppa placida con un buon cantato. Una degna chiusa per un buon primo lavoro di un gruppo che cerca di fare musica. Magari la prossima volta arriverà anche un produttore per far le cose più in grande, trovando spazio, cercando di non mollare di fronte alle tante difficoltà che si incontrano facendo musica in Italia.

facebook.com/invinofender

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