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Abroad: rock dal mondo

Canzoni all'ukulele, come Eddie Vedder ma per via Chiaia. Intervista ai JFK & La Sua Bella Bionda

JFK & La Sua Bella Bionda.

La colonna sonora di un bel viaggio.

di Luisa Ferrara

 

 

Che Napoli sia una città che riservi sorprese, ormai è cosa risaputa. Che questo accada anche musicalmente, è cosa tutt’altro che scontata. Ascoltare rock e pop, poi musica d’autore, e poi indie per anni, ti fa guardare con curiosità un po’ alla tua Italietta, e molto al resto del mondo.

La Campania la ricordi per tanti eccellenti esempi, ma se ti fermi ad osservare una scena più indipendente ti accorgi che non è facile per le band e i musicisti affacciarsi al mercato nazionale, figuriamoci a quello internazionale. Crisi del mercato discografico, globalizzazione, cannibalizzazione delle major, troppi fattori che tendono a spezzare le ali di chi tenta di fare qualcosa di diverso in un territorio in cui non ci si sradica da una certa tradizione melodica o addirittura dialettale. Non sto qui a cercare di capire se ci sono colpe e di chi sono, faccio solo una sorta di appello. C’è un background a Napoli e dintorni, che vale la pena ascoltare, ci sono tante band che banalmente andrebbero messe a contratto. Ne ho recensito alcune, intervistate altre, ed è sempre la stessa sensazione: “Questi ragazzi non sono niente male, questo pezzo lo “vedrei” benissimo in radio… questo ragazzo qui ha un ottima presenza scenica, quest’altro qua è un grande musicista”, e così via. Magari non sono i 24 Grana, i 99 Posse o gli Almamegretta, magari fanno cose diverse, nuove, cantano in inglese, guardano un po’ oltre, e così via.

Il caso dei JFK mi piace ancora di più perché a mio avviso questi 5 ragazzi napoletani tentano un avvicinamento necessario alla musica d’autore, a quella bella tradizione tutta italiana, che ci rende orgogliosi nel mondo.

Ho ascoltato i sei brani dell’EP di Lelio Morra e i suoi, e tra suoni d’ukulele, la voce e le percussioni dell’unica donna della band, le musiche orecchiabili ma ricercate, la positività è assicurata. C’è una certa classe, e al contempo un certo essere “musicanti di strada”, come viaggiatori eterni, che colpisce. Questa forse è la chiave per capire i JFK.

 

Parliamone con il frontman.

 

Penso a “Musica per Via Chiaia”, a come ci racconta di Napoli, dei suoi tramonti sul lungomare, del suo traffico, della dolcezza e della potenza di una città così grande, e penso alle sonorità cosmopolite e variegate che il pezzo presenta… Allora Lelio, sto andando fuori strada?

 

Sei in piena carreggiata...ciao a tutti i lettori, benvenuti a bordo.

“Musica Per Via Chiaia” è il nostro “manifesto musicale”. Esprime la nostra spontanea volontà di scrivere canzoni senza rientrare in un preciso recinto compositivo. In origine era un breve intro a “Gente Comune”, ma poi l'abbiamo sviluppato fino a renderla un pezzo strumentale. La canzone è nata suonando sotto l'arco di via chiaia lo scorso natale. Ero a suonare con amici lì mentre la strada era affollata per le compere natalizie. Facevamo da colonna sonora ai passanti in preda allo shopping ed è venuto fuori il riff melodico che ora fa da motore al brano.

Al momento siamo alle prese con la scrittura di un video per questo brano.Napoli ha diverse facce attorno ad un'unica anima, come il motivetto melodico di “Musica Per Via Chiaia” che si veste dei diversi scenari musicali che si alternano nei tre minuti e trenta della traccia (folk,walking, reggae, blues, rock en roll), sorprende e resiste.

 

Chiarissimo. Meno chiaro è il titolo del vostro EP “D’Emo 2”, ma se devo essere sincera anche il nome della band incuriosisce, e molto. Mi sa che è arrivato il momento di raccontarci da dove nasce… ebbene sì proprio a noi, a Campania Rock!

 

Il nostro EP non è un EP, non è una demo ma è “D'Emo 2”. Mai stato nulla di ufficiale. Lo scorso Settembre eravamo in finale al Premio De Andrè e volevamo arrivare lì con un disco da lasciare. E'stato registrato al GodFather Studio di Napoli, con i proprietari Puccio & Pone alle macchine. Il giorno prima di iniziare con le registrazioni, dati i tempi stretti che avevamo, io e il buon Libeccio abbiamo girato tra gli studi di registrazione napoletani… alla fine ha avuto la meglio il GodFather perchè si poteva registrare su nastro, su bobine. E in 3 giorni (4 ore di missaggio e si sente) abbiamo chiuso il lavoro. E' registrato in presa diretta, quindi viene fuori il nostro suono live… come facevano i Beatles ad esempio! Anche per questo forse il “titolo”strizza l'occhio agli Emo...

Per il nome della band partirei dal fatto che un giorno sono partito... Fino al 2008 sono stato voce e chitarra degli Eutimìa, poi a maggio 2009 ho deciso di lasciare a Napoli un pò di cose e armato di zaino e chitarra ho puntato verso la Francia. C'era una canzone dei Beirut, Nantes, che non mi usciva dalla testa e pensai che la cosa migliore da fare era raggiungere quel posto. Lì ho comprato il mio primo ukulele e li ho scritto“Gente Comune”. Al ritorno ho messo su la nuova band (Settembre 2009). Mi serviva una nuova “identità artistica”, non erano gli Eutimìa quelli che ricominciavano a suonare. Potevo semplicemente presentarmi come Lelio Morra (che non suona male) ma amo l'idea di gruppo. Leggevo di Kennedy, del suo fare politica e della sfera personale. Ne rimasi affascinato e ho scelto JFK come mio pseudonimo (mi piace leggerci anche Jeff Buckley in queste 3 lettere). Come il presidente aveva Merilyn e Jeff Buckley aveva Grace, il mio pseudonimo è affiancato da La Sua Bella Bionda che è una signora band.

 

“Una signora band”, ce la presenti?

Fabio Caliento alla batteria (già con me negli Eutimìa e “amico di procida”). Gian Marco Libeccio alla chitarra (amico dai tempi del basket, per un periodo ha vissuto a Genova quindi ci siamo persi di vista, ma poi un giorno mi ha chiamato e scioccato mi ha raccontanto di un sogno che aveva fatto…i protagonisti eravamo io e lui, e ci ha lasciato intendere che c'era da fare musica insieme!). Federica Morra alla voce e le percussioni (mia sorella, la conosco da 21 anni, ha una grande voce, non vi meravigliate se poi la vedete a X Factor). Marino Amodio al basso (fratello di “Pierone”, mio compagno di classe).

Questa è la formazione ufficiale, da 9 mesi a questa parte al basso c'è Enrico Buono.

La vostra biografia è bella piena di partecipazioni a Premi e Festival in giro per l’Italia e molte date live. Questo 2010 sembra essere stato fruttuoso per voi, probabilmente è il risultato di grande impegno ed energia. Qualcosa ancora da fare? Progetti per il nuovo anno (autunno)?

 

Non abbiamo fatto ancora nulla! O forse è meglio dire che abbiamo fatto cose necessarie per far capire che si vuole suonare e che esistiamo. Avevamo bisogno di conoscerci sul palco.

Non abbiamo puntato alle major, alle indipendenti o all'autoproduzione. Per quello che avevo scritto non potevo starmene a casa ad ascoltare le canzoni mie o di altri ma dovevo andare a suonare… Messo su un numero sufficiente di canzoni per un concerto, che poi col tempo abbiamo affinato e sono aumentate, siamo andati ovunque trovassimo occasione (“come puttana fragile in cerca di occasione so dove sta il delirio e trema il cuore” dice Lindo Ferretti).

C'è da saper suonare dal vivo, fare gavetta, saper stare su un palco enorme come su una pedana alta 20 centimetri. Adesso so che chi ascolta un nostro concerto ne è contento.

Quando registrai il mio primo disco (SignorsìSignoraTango con gli Eutimìa autoprodotto,2006) un produttore mi disse 2 cose : 1) avere una band è uno spettacolo ma un macello allo stesso tempo 2) se vuoi suonare oggi devi andare a suonare ovunque.

Il tempo mi ha insegnato a dargli ragione e seguire entrambi i “consigli”. Fare un disco, il primo disco ufficiale, in tempi “giusti” è di certo un passo in avanti su cui puntiamo e lavoriamo. Oggi il lavoro più diffuso in giro e cercarsi un lavoro no? Affiancarci di professionisti a lavoro con noi è importante per crescere artisticamente e in termini professionali. Il primo disco di JFK & La Sua Bella Bionda che ho pronto in mente, e strumenti alla mano, è un signor disco di musica italiana e di certo originale.

 

Dietro le vostre canzoni ho scorto un tentativo di fare autorialità fresca e giovane (lo siete), di “cantar storie” con musiche che si perdono nel tempo. I vostri brani mi sembrano in fondo anche un po’ riflessivi e introspettivi… ma senza mai chiudersi al mondo, restano aperti, energici, con una positività e un’allegria di fondo, che arriva. Almeno a me è arrivata. Può essere questa la vostra carta vincente?

 

I testi a volte sono riflessivi, altre raccontano per immagini..si parla di viaggi, di isole, di città come d'amore perduto, quello trovato o inventato, l'attualità, il sociale, il personale o la poesia e basta.

Ci si prende sul serio e poi si cerca di alleggerire il peso, laddove è meglio farlo con le parole, sennò interviene la musica a chiarire l'atmosfera. Non mi piace scrivere canzoni a tavolino, facendo calcoli pensando alle vendite o al pubblico specifico a cui mirare ma questo è un compromesso che rischia di bussare alla porta di chi scrive canzoni. Non mi piace neanche parlare delle canzoni che scrivo in verità, credo debbano essere ascoltate per avere senso...ma ci troviamo a parlarne il che comunque è un buon segno!

Amo racchiudere un momento vero in una canzone, come fosse una fotografia, un quadro con l'aggiunta di musica e parole. Mi piace raccontare storie, che siano vissute in prima persona, da osservatore o “inventore”.

Scrivere in italiano è elegante, è poetico ed è bello divertirsi, divertire, raccontare o magari soffrire in rima. Mi piace lasciare un messaggio positivo, anche se attraverso percorsi tortuosi (considera che, come in molti, sono salito sulla giostra di Helter Skelter). L'emozione è ciò che deve arrivare di un artista, qualunque essa sia, chiunque egli sia.

Dicono sia questione di sensibilità, per me gli si può credere.

 

Penso proprio di si, chiunque abbia detto questa cosa, di certo non si sbagliava. La sensibilità, intesa a mio avviso anche come capacità empatica di cogliere sfumature impercettibili, è alla base di ogni tipo di discorso artistico. Tutti noi (chi più chi meno) ci portiamo dietro un immaginario e un bagaglio di emozioni e ricordi così vasto che ad un certo punto è quasi difficile dare il giusto valore ad ogni cosa. La musica, che è l’arte se vogliamo più democratica, è capace di risvegliare sensazioni remote e aprirti gli occhi, stimola continuamente, e non ti chiede nulla. De Andrè addirittura sosteneva che la musica fosse catartica e che cantare corrispondesse ad un “ultimo grido di libertà, forse il più serio”. Egli però era anche convinto che scrivere canzoni stesse diventando quasi una responsabilità sociale e che le canzoni servissero a creare una coscienza. Io in questa cosa ci credo molto, tu?

 

 

Il Pezzo Dell'Estate” dice: restare liberi sfiorando l'acqua e poi contare gli alberi per non sentirci eroi, svuotare gli animi dai pregiudizi altrui, cantare miracoli intorno a un falò.

Sono parole che mischiate a musica fanno melodia : canzone, l'unica invenzione dell'uomo che può comunicare messaggi a milioni di persone ed educare generazioni partendo da un'esigenza: scrivere canzoni. E' sincero, questo ritornello è un desiderio sociale cantato tra amici. Un grido di libertà, per riprendere De Andrè.

Oggi un 20enne in Italia è libero oppure è comunista/fascista (e/o derivati). Parlare di schieramenti politici e di ideali non più realmente vivi nello scenario politico è un'attitudine ancora presente e pericolosa perchè si combatte in nome di bandiere bruciate (“morir per delle idee, vabè ma di morte lenta”). Il mondo sta cambiando, l'Italia è un paese parecchio stravagante dove fare musica a volte sembra un reato e pagare minorenni per prestazioni sessuali o più “innocente compagnia” non manda in galera nessuno.

C'è crisi economica ma prima ancora e ancor più grave quella di valori.

Un bambino si ritrova a chiedersi perchè in Tv ci sono donne in bichini anche d'inverno e a tutte le ore. E'un periodo di transizione.

L'uomo è un animale pigro se non stimolato bene, e la macchina governativa ha saputo somministrare, all'insaputa dei più, forti dosi di sonniferi ad annebbiare molti cervelli.

Sono fiducioso e la soluzione è dare spazio a Benigni in politica. In California lo concedono a Schwarznegger!

 

Io vi auguro che abbiate sempre la “libertà” di cantare, e questo vale per voi e per tutti i giovani di buona volontà (e talento) che si avvicinano all’arte.

 

Lasciamo i lettori con qualche data, leggo dalla vostra pagina facebook  che sarete il 23 a Mondragone per la finale MarteLive Campania. Inoltre a settembre sarete in finale al Premio De Andrè a Roma, in data ancora da stabilirsi.

 

Dunque, buona musica?

 

Che la musica sia sempre buona! Grazie a te Luisa per quest'intervista e a tutti i lettori, che invito a visitare le nostre pagine sul web (myspace,fb,youtube) per seguirci, conoscere un po della nostra musica e venire ai nostri concerti perchè lo si fa con il cuore ed il sorriso. A presto, Lelio.

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